Chi frequenta i social lo sa: è opinione comune, non scientifica ovviamente, che esista un secondo stomaco per il dessert.
È una battuta che circola sui social: in una vignetta viene ritratto lo stomaco umano e poi uno più piccolo, per ospitare un dessert di chiusura. La battuta della vignetta nasconde però una grande verità: non saremo mai abbastanza sazi per rifiutare un dessert. Non ci cimenteremo immaginando il fenomeno in chiave scientifica, ma proveremo a farlo in chiave antropologica.
Che cos’è il dessert? Il dessert è la fine – se ci comprendiamo anche caffè e ammazzacaffè – di un pasto che molto spesso abbiamo gradito. Immaginiamo solo la scena: siamo usciti con amici o con la nostra famiglia e siamo in un ristorante o in una pizzeria. Dopo aver mangiato le pietanze di rito – non importa che parliamo di antipasti, pizza, primo o secondo – ci viene chiesto: «gradisce un dessert?»
Quasi sempre la risposta è sì. «Dulcis in fundo» dicevano i latini: e forse noi vogliamo ripetere all’infinito la loro saggezza. Il dolce arriva alla fine di qualunque culinaria, che sia a casa o fuori casa, anche se magari a casa cerchiamo di regolarci un po’ di più per le calorie. È come in quella vecchia canzone napoletana: aspiriamo a raggiungere il dolce nella nostra bocca, lo zucchero in fondo alla tazzina di caffè che rivoltiamo col cucchiaino.