L’esperienza del campo scout è qualcosa che forma i giovani che vi partecipano e li cambia per il resto della loro vita. D’altronde, anche il modo in cui l’istituzione si è formata affonda le radici nella storia, in un modo vicino alla leggenda. Trovate qui la storia del generale Robert Baden-Powell, ma una volta che l’esperienza comincia, conta poco la storia e molto come ci si comporta in tutte le situazioni che si presentano. E quel che si apprende nel corso dei giorni è altrettanto importante.
1. Imparare a conoscere il territorio
Un campo scout varia molto se si fa nell’isola di Brownsea (sede del primo esperimento, datato 1907) o su una montagna. Ad esempio, farlo a Roccamonfina è qualcosa di speciale rispetto a molti altri luoghi. Roccamonfina infatti non è una montagna, ma un vulcano, con tutto ciò che ne consegue in termini di fissaggio della tenda per la notte e tutto il resto. Ma, proprio per la rarità del luogo, risulta originale rispetto a molti altri.
2. Apprendere il rispetto per la natura
Sembra una frase fatta, ma è assolutamente applicabile alla vita di tutti i giorni: se tu rispetti la natura, la natura rispetta te. Nel corso di un campo scout approvvigionarsi il cibo può diventare questione delicata. Ma se, come accade a Conca della Campania, Roccamonfina e altre zone locali, la natura viene rispettata, i giovani scout troveranno tanti deliziosi funghi, castagne in molti periodi dell’anno, a partire dalle primitive, e molto altro. Se ci si pensa, il futuro del campo scout passa dal rispetto per la natura.
3. Capire come funziona la sopravvivenza
Per chi sta al comodo in città, rischiare la vita significa correre per prendere il treno se si è in ritardo. La pericolosità, ovviamente, è nulla, ma lo stesso non si può dire in mezzo alla natura incontaminata. Nel campo scout ci sono degli adulti responsabili e con esperienza che aiutano a comprendere certi meccanismi, che è sempre meglio sapere. Come accendere un fuoco con due sassi, come orientarsi nel fitto degli alberi, riconoscere funghi commestibili da quelli velenosi, è qualcosa che aguzza la mente e che forma il bagaglio degli scout.
4. Fare un’esperienza collettiva
Ovviamente tutto si fa in gruppo, nel campo scout, che sia di due o tre giorni o che sia più lungo. E non mancano i momenti in cui ci si rilassa, ma sempre rispettando la natura, come detto, ma anche tutti gli altri membri della comitiva. L’esperienza collettiva che ne esce fuori fa capire molto su chi ci circonda ed è lì con noi, ma anche su noi stessi.
5. Essere parte di un gruppo
L’ultimo punto è collegato al precedente. Spesso il forsennato ritmo attuale della vita fa sentire soli i più giovani, attaccati a giochi o programmi per conoscere persone on line. Il campo scout, che ovviamente non si può fare se non si va in un fitto bosco e ci si sporca le mani per raccogliere la legna, preparare il cibo o la tenda, vede il lavoro diviso nel gruppo. Ci si deve così fidare degli altri mentre gli altri si fidano di te. E alla fine del campo, ciò che ne esce sono ragazzi e ragazze unitissimi che avranno la possibilità di restare amici per la vita.