Si chiama chilometro zero quella filosofia alimentare in base alla quale prodotti e ricette devono essere strettamente legati al territorio (magari con qualche piccola variante creativa dello chef).»
In pratica, il chilometro zero dice sì alle castagne e no agli ananas, sì alla frittura di paranza e no alle aragoste del Maine, sì alla lepre in umido con funghi porcini e no all’angus argentino. Non che i cibi del no non siano buoni, il chilometro zero mira a rispettare la tradizione e la natura al tempo stesso, fornendo così una dieta ricchissima che pur tuttavia rispetta le stagioni e non ha grandi bisogno del ricarico del trasporto sul prezzo del piatto.
Noi abbiamo abbracciato la filosofia del chilometro zero, anzi potremmo quasi dire scherzosamente quella del meno uno per certi ingredienti, come i funghi che devono essere raccolti personalmente e da persone competenti – la raccolta dei funghi è da sempre un’attività pericolosa se non la si conosce a fondo.
Quello che ci interessa maggiormente è però il rispetto delle stagioni: il chilometro zero significa non forzare la natura, significa sfruttare la propria creatività che si poggia su una solida e suggestiva tradizione culinaria, significa nutrirsi bene con le proprie metaforiche radici, perché noi siamo quello che mangiamo. È per questo che al ristorante La Rambla non mancano ingredienti come funghi porcini e castagne, né mancano piatti come la pizza in tutte le sue declinazioni.